Niente Indennizzo per Ingiusta Detenzione a Chi Partecipa a Riti Mafiosi, Cassazione Penale n. 31234/2023
Niente Indennizzo per Ingiusta Detenzione a Chi Partecipa a Riti Mafiosi, Cassazione Penale n. 31234/2023
Introduzione:
Con la sentenza n. 31234/2023 (udienza 21 giugno 2023, deposito 19 luglio 2023), la Sezione IV della Corte di Cassazione penale ha confermato il principio per cui la partecipazione a rituali di affiliazione mafiosa costituisce grave comportamento colposo che giustifica il diniego della riparazione per ingiusta detenzione.
⚖️ Principio di diritto affermato
La Corte ha stabilito che:
Non ha diritto all'indennizzo per ingiusta detenzione:
Colui che, pur successivamente assolto, abbia posto in essere comportamenti gravemente colposi,
Tra questi rientra la partecipazione a un rito di affiliazione mafiosa.
La grave colpa:
È sufficiente a escludere il riconoscimento dell'indennità prevista dall’art. 314 c.p.p.,
Indipendentemente dall’esito assolutorio successivo.
L’ordinamento:
Tutela il diritto alla libertà personale,
Ma esclude protezione patrimoniale in favore di chi abbia coscientemente aderito a strutture criminali.
👉 L’indennizzo per ingiusta detenzione, dunque, non è ammesso in presenza di condotte che abbiano contribuito alla situazione di carcerazione.
🧾 Normativa di riferimento
Art. 314 c.p.p. – Riparazione per ingiusta detenzione.
Art. 416-bis c.p. – Associazione di tipo mafioso.
Costituzione italiana, art. 24 – Diritto alla tutela dei diritti.
📚 Rilevanza della pronuncia
La sentenza:
Chiarisce i limiti soggettivi dell’indennizzo per ingiusta detenzione,
Riafferma la necessità di assenza di comportamenti colposi da parte dell’istante,
Rafforza l'impianto normativo volto a contrastare la criminalità organizzata anche sotto il profilo patrimoniale.








